IL PATRIMONIO STORICO-AMBIENTALE

Associazione culturale

MINIERA DEL RUGÈT E DINTORNI (GRAVERE, TO)

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PROGRAMMA DI RICERCA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO
STORICO-AMBIENTALE DI GRAVERE (TORINO)

 

 

 

 

 

 

Itinerario COLUMBETUS

percorso

Miniera del Rugèt e dintorni. I dintorni della miniera (pieghevole)

Percorso intitolato a Columbetus Murator, imprenditore con disparati interessi economici nel territorio segusino, scopritore nel 1299-1302 di una imprecisata miniera apud Orcherias (= presso Orcherie), quasi certamente nella zona del Rugèt (Orgevallis nel medioevo).

Lunghezza complessiva (solo andata): 2.536 m.

Dislivello: 270 m. Difficoltà: F.

 

Parcheggi: BERNARD (693 m, area picnic), CEVRA (850 m).

 

Punti di osservazione

 

ARNODERA (700 m). Il toponimo Arnodera potrebbe derivare dal francoprovezale Roundiéra, sovente associato ad aree con impianti produttivi mossi da forza idraulica (v. Rondlera a Usseglio in val di Viù e Rondolere in alta val Sessera): in questo caso si tratta di un mulino con gora situato sopra la strada. Dal parcheggio si entra nell’abitato percorrendo Via San Sebastiano. Accanto alla omonima cappella (confrontare la facciata attuale con la foto d’epoca nel volume Valsusa com’era di A. Gilibert e L. Michelozzi, Susa 1976) si trova una fontana in pietra con il getto che fuoriesce da un mascherone scolpito e con la data 1867 incisa di lato, sopra tre gruppi di iniziali onomastiche; in alto vi è un motivo alberiforme schematico, in basso un segno a forma di mandorla. Una lapide con iscrizione «I 1739» (data in cartiglio rettangolare) si vede lungo Via Castello, che dalla fontana sale alla casa natale del pittore Ettore Olivero Pistoletto (1898-1982), padre del più famoso Michelangelo, segnalata da una lapide commemorativa in facciata.

 

LORDETTA (687 m). Un cartello commemorativo evoca qui un evento della guerra fra Luigi XIV re di Francia e la Lega d’Augusta (1688-1697), cui aderiva il Ducato di Savoia sotto Vittorio Amedeo II: la discesa dal Colle delle Finestre (2176 m), nel 1690, di un corpo d’armata francese comandato dal maresciallo Nicolas Catinat (1632-1712), che porta alla temporanea occupazione di Susa e di parte del Piemonte. Nella tradizione locale, non suffragata da dati archeologici, alcuni ruderi sul dosso fronteggiante Arnodera (687 m) apparterrebbero a una ridotta fortificata legata a tale evento. Più certamente il versante offre spunti di interesse storico-ambientale, in quanto la pista sterrata che lo attraversa dipartendosi dalla provinciale del Pian del Frais è un segmento della vecchia strada Gravere - Meana - Mattie, mentre le belle vigne terrazzate rispecchiano un’attività documentata in zona almeno dal 1300-1302, quando Guglielmo Guerso, castellano di Susa e Bussoleno, annota fra i redditi comitali quelli per la pigiatura dell’uva pagati da Roletus de Lissimont (Essimonte) e dal nostro Colombetus Murator. Bella vista su Arnodera, Rocciamelone (3538 m) e imbocco della val Cenischia.

 

PRATO SIMONE (750 m). Dalla strada provinciale, poco a monte di Arnodera, si snoda una pista forestale recente che permette di salire a piedi alla miniera del Rugèt. In alternativa, si può inizialmente percorrere un tratto di una precedente mulattiera lastricata, già censita nel Catasto Rabbini (1861-1862) e purtroppo in parte convertita in alveo artificiale (oggi asciutto), che inizia direttamente dal bivio Losa/Arnodera e intercetta la pista forestale 70 metri più a monte. Il toponimo Prato Simone potrebbe essere un prediale, ossia riferirsi a fondi rustici in relazione con il nome germanico Sigismundus; va però notato che in una carta topografica del 1742 Essimonte ( Itinerario JOHANNES) è denominato «Simon». Lungo il percorso si incontra un piccolo riparo murettato con la particolarità di essere ricavato sotto un masso inglobato nei conglomerati glaciali (il manufatto è a valle della pista, quasi sul fondo del vallone, a 10 metri dalla freccia segnaletica che indirizza verso Passo dell’Asino). La frequentazione medievale dell’area è per ora attestata solo da un minuscolo frammento di ceramica invetriata molto fluitato.

PASSO DELL’ASINO (830 m). Oronimo ricorrente, coincidente con alcuni segmenti superstiti della vecchia mulattiera del Catasto Rabbini, in parte obliterata dall’attuale pista forestale. All’altezza della dorsale quotata 764 m (dove si osserva una potente successione di sedimenti ghiaioso-ciottolosi cementati, lembo residuo di un originario terrazzo di kame), vi sono i ruderi di una costruzione in blocchi scistosi, legati con terra fine granoclassata apparentemente rubefatta, possibile struttura produttiva di natura da determinare. Anche in questo caso, la frequentazione medievale dell’area è comprovata da un frammento di ceramica ingobbiata. Poco più in alto, una casa diruta (803 m) fiancheggia la pista che aggira con tornanti un segmento di mulattiera ben conservato (802-821 m).

 

CEVRA (850 m). Alveo oggi in secca a Est della miniera, descritto in una Informativa dell’intendente di Susa datata 1824: «Abbondano nelle vicinanze boschi da taglio, essenza di castagna, e faggio; nella distanza di 60. metri dall’entrata si trova un piccolo rivo detto la Cevra». Vi si cavavano marmi dolomitici impiegati per la produzione di calce edilizia ( Refornetto), attiva a metà XIX secolo, ma già abbandonata nel 1899; tra la folta vegetazione si individuano ancora fronti di taglio, discariche e i ruderi di una calchera. Il toponimo potrebbe rimandare al nome francoprovenzale della capra, in relazione con l’acclività di un eventuale pascolo, ma, trattandosi di un idronimo, potrebbe anche riallacciarsi alla base celtica *sar, con valore di ‘muoversi’ (caduta d’acqua o smottamento), che si ritrova in Cervo o Saar.

 

MINIERA DEL RUGÈT (862 m)

la miniera (pannello didattico)

i dintorni della miniera (pannello didattico)

Miniera del Rugèt a Gravere (sommario della guida e dati per ordinarla all’editore)

Miniera del Rugèt e dintorni. La miniera (pieghevole)

 

BELLINO (890 m). Dalla strada provinciale si diparte verso Sud-Est una pista forestale che permette di risalire senza sforzo il versante soprastante la miniera del Rugèt. Rasentando l’abitato diruto di Bellino, di cui sopravvivono le basi dei muri in pietra a secco, si raggiungono le case Ceresa, costruite contro roccia, con muri legati a malta, tetti in lose e iniziali onomastiche a vernice rossa su architrave, davanzale e porta; le lose erano probabilmente prodotte in una losiera 80 m a monte della pista. Oltrepassati il rio Arnodera e una piazzola sostruita tagliata dalla pista sul lato Nord (struttura probabilmente legata alla soprastante losiera), si perviene, in corrispondenza dell’imbocco di un sentiero discendente verso Nord-Est (950 m), sulla verticale dell’estremo Sud del reticolo sotterraneo (non visitabile): ciò permette di avere una visione dall’alto dell’estensione del giacimento, i cui cantieri di superficie sono oggi mascherati dai detriti di versante e dalla crescita della vegetazione. Alcune carbonaie punteggiano il bosco. Nel Catasto Rabbini le parcelle circostanti Bellino e Ceresa erano tenute a castagneto o a bosco ceduo forte (faggeta), solo localmente a prato o campo. I toponimi Bellino e Ceresa rimandano ad antroponimi diffusi in tutto il Piemonte, ma il primo evoca anche il lapicida, perito edilizio del tribunale e prospettore minerario operante a Susa tra 1294 e 1302 ( Itinerario BELLINUS).

Itinerario Columbetus

Itinerario Bellinus

Itinerario Alliaudus

Itinerario Johannes                                      

 

 

itinerari Columbetus e Bellinus (pannello didattico nel parcheggio Bernard)

 

itinerari Alliaudus e Johannes (pannello didattico nel parcheggio Bastia)

 

 

 

 

 

 


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