IL PATRIMONIO STORICO-AMBIENTALE

Associazione culturale

MINIERA DEL RUGÈT E DINTORNI (GRAVERE, TO)

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PROGRAMMA DI RICERCA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO
STORICO-AMBIENTALE DI GRAVERE (TORINO)

 

 

 

 

Itinerario ALLIAUDUS

percorso

Miniera del Rugèt e dintorni. I dintorni della miniera (pieghevole)

Percorso intitolato ad Alliaudus, importante funzionario amministrativo e diplomatico del conte Amedeo V di Savoia e della figlia Margherita (moglie del marchese di Monferrato Giovanni I), più volte menzionato dai documenti negli anni 1295-1300 in rapporto alla produzione mineraria.

Lunghezza complessiva (solo andata): 2.730 m. Dislivello: 184 m. Difficoltà: F.

 

Parcheggi: GRAND’ESSIMONTE (814 m), PICCOLO ESSIMONTE (843 m), BASTIA (883 m).

 

Punti di osservazione

 

GORETTO (776 m).

Itinerario BELLINUS

 

REFORNETTO (827 m). Il toponimo deriva probabilmente da un forno da calce, raffurnum, attivato nel 1302 per la costruzione delle fortificazioni di Bastia (v. oltre). Dalla piazzetta del Municipio (Via Roma), salendo una scalinata, si accede alla chiesa parrocchiale, fondata su di un dosso roccioso e dedicata alla Natività di Maria Vergine e a santa Barbara (protettrice di artiglieri e minatori). La costruzione dell’edificio risale a prima che, nel 1622, Gravere si staccasse dal Comune di Susa: essa viene intrapresa in seguito a una cruenta epidemia di peste (1598) che impedisce ai graveresi di recarsi a Susa alla parrocchia Santa Maria Maggiore. Iniziata nel 1599 e rallentata dall’alluvione del 1601, l’opera è consacrata nel 1609, con erezione in parrocchia l’anno seguente. Per il campanile, costruito nel 1656 a spese del Comune, si impiegano pietre cavate presso Grand’Essimonte. L’edificio attuale è ben descritto da Severino Savi: «Nella facciata a capanna si apre un semplice portale incorniciato da stipiti con architrave e sormontato da un timpano in graniglia. Ai lati vi sono due monofore di sapore romanico e in alto, nel centro, una trifora le cui colonnine sorreggono dei moderni capitelli, con stampella fortemente marcata e assai elaborata». Dall’Archivio parrocchiale si apprende che l’apertura delle monofore è avvenuta nel 1904, che le colonnine sono in pietra locale, cavate «in luogo di Gravere presso l’Armona», realizzate da uno scalpellino di nome Pent, forse di Villarfocchiardo, dove i lapicidi erano numerosi per l’abbondanza di cave di pietra da taglio. Il culto di santa Barbara è attestato a Gravere dalla metà del XVII secolo, con la comparsa della figura della santa sull’ancona dell’altare maggiore e con la sacra rappresentazione della sua vita e del martirio (1650, 1680, 1724, 1753). Sul dosso roccioso subpiramidale in calcescisto che fiancheggia la chiesa da Sud (parco giochi Giuseppe Arlaud) si notano alcuni incavi in parte artificiali, due dei quali, vagamente a forma di zoccolo equino, hanno suscitato leggende secondo cui si tratterebbe delle impronte del cavallo di Erode diretto in esilio oltre le Alpi, oppure del diavolo che, indispettito dalla costruzione della chiesa, avrebbe spiccato un salto. Una croce lapidea con data 17[4]8, proveniente dal sagrato della chiesa, corona la roccia con intento cristianizzatore. All’esterno della piazzetta del Municipio, lungo Via Santa Maria, una casa a fianco del numero civico 2 presenta un muro a scarpa del XV/XVI secolo. Da un immobile privato affacciantesi sul cortile retrostante la Sala Comunale “Giovanni Sicheri” è stato strappato a scopo conservativo un affresco, ricollocato nella canonica (non visitabile), così descritto da E. Patria e L. Dezzani prima della rimozione (La parrocchia di Gravere e la sua chiesa, Borgone di Susa 1979, con foto d’epoca): «Nella parte alta si scorge la

figura di un angelo orante tagliata da un nastro svolazzante, su cui si legge la prima parte della preghiera: AVE GRAZIA PLENA DOMIN. ...; in basso a destra spicca una grande immagine di santo (forse San Pietro o San Giuseppe) soprastante un cartiglio, nel quale l’autore dichiara di essere Enrico Giuseppe Bonavia di Refornetto e diaver eseguito l’opera ad onore della Madre di Dio, la Vergine Maria, e di .....; alcune frammentarie traccie di altre parti dell’affresco fanno intuire un’opera di alcuni metri quadrati. Aiuta ad attribuirlo al secolo XV una data incisa in una pietra del fabbricato, pietra che appare a sinistra del dipinto, sulla quale però sono leggibili chiaramente solo le prime due cifre: un 1 e un 4; la terza cifra potrebbe essere un 4».

 

GROTTA DELLA VERGINE DELLA RIVELAZIONE (860 m). Salendo da Refornetto a Bastia, conviene abbandonare la strada asfaltata nel tornante a Nord-Est del Piccolo Essimonte e percorrere la pista sterrata che conduce a questo luogo di culto ricavato in epoca molto recente in una cavità artificiale, originariamente a funzione militare, escavata nei calcescisti del Complesso di Chiomonte-Venaus. Il sito estende a modo suo una tradizione cultuale che, attraverso il medioevo e l’antichità, risale sino alla preistoria. Come scrive Seneca (4 a.C. - 65 d.C.) nelle Lettere morali a Lucilio (61-65 d.C.), «Se una grotta, per la profonda consunzione delle rocce, avrà innalzato una volta all’interno della montagna, non una grotta artificiale, ma un’ampia cavità dovuta a cause naturali, essa ti farà sorgere nell’animo una qualche idea di religione» (Libro IV, 41, 3). Dalla cavità, un facile sentiero in salita adduce a Bastia rasentando l’abitato a Ovest (Via Nurisso Germano).

 

BASTIA (883 m). Il toponimo deriva dal termine latino medievale bastita, che significa ‘costruzione, fortificazione’, in relazione a insediamenti fortificati di nuova fondazione. L’esigenza di formare sul “passo di Susa” una «catena di fortilizi permanenti, uniti da strutture semi­campali che coprivano la comunicazione con muri a secco e palizzate» (come scrivono E. e L. Patria, Castelli e fortezze della valle di Susa, Torino 1983) nasce dalla contrapposizione tra conti di Savoia e conti d’Albon, futuri Delfini, che si acuisce nel XIII secolo, ai tempi di Amedeo V (1285-1323). L’opera di sbarramento funzionava in sinergia con la conformazione del territorio, qui naturalmente arroccato per la presenza di una serie di alture allineate modellate dal ghiacciaio, con fianchi ripidi e sommità pianeggianti forse ulteriormente spianate. Dai Conti delle castellanie di Susa, Bussoleno e Avigliana è noto che, tra marzo 1300 e aprile 1301, 180 carpentieri lavorano alla bastita di Lissimonte (già Luxomone, oggi Essimonte) per erigere una torre lignea; alle opere murarie sovrintende Bellinus, lapicida e perito edilizio operante a Susa. È in questa occasione che viene attivato il forno da calce di Refornetto (v. sopra), che nel 1303 ne produce 440 moggi, pari a circa 155 m³. Il fatto che negli anni seguenti, come spiega lo storico L. Patria, la bastita sia denominata di volta di volta de Molario (1307, toponimo indicante un monticello arrotondato, attuale Mollare) o de Paladruco (1308, toponimo che riunisce in sé i geomorfonimi pala e deir, indicanti entrambi roccia scoscesa) rispecchia l’estensione delle strutture su più alture circonvicine. Già nel 1325 la fortificazione viene rinnovata o rinforzata («de novo constructa in Molari de Liximonte», Grand’Essimonte), il che non impedisce al Delfino di impossessarsene nel (il testo prosegue a sinistra sotto la carta topografica)

Itinerario Columbetus

Itinerario Bellinus

Itinerario Alliaudus

Itinerario Johannes                                      

 

 

itinerari Columbetus e Bellinus (pannello didattico nel parcheggio Bernard)

 

itinerari Alliaudus e Johannes (pannello didattico nel parcheggio Bastia)

 

1326 e al conte Aimone di riconquistarla nel 1336. Non mancano interventi negli anni successivi, sino al declino a partire dal 1355 e all’abbandono nel 1392. È probabile che il Forte di San Francesco, costruito nel 1592 su progetto di Gabrio Busca, si sia almeno in parte sovrapposto alle strutture medievali.

Nel quartiere Sud dell’abitato attuale, che occupa interamente un piccolo dosso roccioso sopraelevato, Via Cresta Fiorita, un tempo più significativamente denominata Via Castello, conduce alla cappella San Giovanni Evangelista e alla sua fontana in pietra (vista sulla val Clarea a Nord-Ovest e a Sud sulla Cima Ciantiplagna, 2849 m, con Punta del Mezzodì, 2689 m, in primo piano), mentre lungo Via San Lorenzo sopravvivono in reimpiego i due piedritti e uno dei guancialetti a cavetto di un portale lapideo di alto livello tecnico-economico risalente al XV secolo.

Percorrere Via Nurisso Germano per scendere alla Grotta della Vergine della Rivelazione e di qui a Refornetto.

 

VIGNOLA (871 m).

Itinerario BELLINUS

 

PIETRAMARIA (944 m). Sulla sponda del Gelassa, a lato della pista, spicca un grande masso erratico: originariamente imballato nei depositi glaciali a una quota più elevata dell’attuale, esso si è rimobilizzato a seguito del dilavamento della frazione fine di tali depositi ed è caduto sul fondovalle, rispettando la regola generale secondo la quale i blocchi di maggiori dimensioni si concentrano ai piedi dei pendii. Il fatto che alla parete del masso rivolta verso l’alto non si siano sinora addossati detriti di versante indica che l’evento deve essersi verificato relativamente di recente: ciò trova riscontro in una tradizione locale secondo la quale il masso, rotolando a valle, avrebbe rischiato di travolgere delle case, se la Madonna non lo avesse fermato con una mano, di cui resterebbe l’impronta nella pietra (da ciò il toponimo attribuito all’intera zona).

 

 

 

 

 

 


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