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MINIERA
DEL RUGÈT E DINTORNI (GRAVERE, TO) |
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PROGRAMMA
DI RICERCA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO |
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Il reticolo sotterraneo Il
reticolo sotterraneo comprende un insieme di cantieri di abbattimento,
gallerie in direzione, gallerie di ricerca o di raccordo, traverso-banchi e
fornelli verticali che si sviluppa tortuosamente per diverse centinaia di
metri, distribuendosi su di una superficie di quasi un ettaro (oltre 100 m da
Nord a Sud, oltre 85 m da Ovest a Est). Pur
non disponendosi quasi mai su livelli sovrapposti, le escavazioni sotterranee
coprono in verticale una trentina di metri, con una inclinazione generale da
Sud-Est a Nord-Ovest. I
cantieri di abbattimento raggiungono diversi metri di altezza, mentre
gallerie e traverso-banchi sono quasi dappertutto bassi e non consentono di
camminare senza chinarsi. Le
microfratturazioni della roccia incassante favoriscono il drenaggio naturale
del reticolo. La
mineralizzazione è stata quasi del tutto asportata, in primo luogo dai
minatori e secondariamente dai cercatori di minerali di età contemporanea.
Secondo le analisi di laboratorio, essa era costituita da piccole concentrazioni
di galena (verosimilmente associata a solfuri e/o solfosali di argento) e
probabile bournonite, con molto subordinate calcopirite e pirite
limonitizzata. L’accesso
al reticolo avviene oggi da un traverso-banco orientato Nord-Est - Sud-Ovest,
il quale, dopo poco più di 50 metri, raggiunge un primo cantiere di
abbattimento. Prima
dell’inizio delle ricerche, la suola del segmento iniziale del traverso-banco
era ricoperta da detriti discesi dal versante soprastante e trasportati
all’interno della miniera a opera dell’acqua; all’ingresso, la volta era
perciò pochi centimetri più in alto del piano di campagna esterno: se la
sedimentazione naturale davanti all’ingresso fosse proseguita indisturbata
ancora per qualche decennio, l’accesso della miniera sarebbe rimasto sepolto
e dimenticato. La
lontananza dall’ingresso odierno della maggior parte dei cantieri di
abbattimento, la strettezza e tortuosità di certi passaggi e l’esistenza di
almeno un secondo traverso-banco ostruito, parallelo a quello percorribile,
indicano che il trasporto del minerale grezzo verso l’esterno seguiva più di
una via. I
traverso-banchi hanno tracciato rettilineo e sezioni regolari, a U
rovesciata, mentre le gallerie hanno sovente sezioni subellittiche o
schiacciate, inclinate nel senso della mineralizzazione. I cantieri di
abbattimento hanno anch’essi forme irregolari, in quanto seguono le numerose
faglie, con andamento in più direzioni, in cui è penetrata la
mineralizzazione: alcuni sono ampi, a cupola, altri sono stretti e si
sviluppano in verticale, aprendosi talora in ampliamenti laterali. |
Uno dei
traverso-banchi con paramenti ricoperti da stimmate di strumenti manuali in
acciaio. Ampliamento
lateralein uno dei cantieri di abbattimento nel settore superiore del
reticolo. |
Verso
l’alto potrebbero esistere comunicazioni con pozzi scavati dall’esterno nelle
fasi iniziali dello sfruttamento e oggi ostruiti dalla coltre colluviale: ciò
pare confermato da certe coincidenze tra i rilievi topografici sotterranei e
quelli esterni e dalle prospezioni con termocamera a infrarossi; alla sommità
di un cantiere distante dall’ingresso odierno sono anche state notate
deiezioni solide di un Mammifero di taglia inferiore a Volpe (forse Faina o
Martora), che potrebbe essere entrato da un cunicolo molto stretto sinora non
individuato. Due
gallerie in direzione subparallele comunicano fra loro mediante una
finestrella troppo stretta per una persona, forse causata da un semplice
sfondamento, o forse destinata a permettere la verifica geometrica o
altimetrica dell’andamento delle due escavazioni. Gallerie
e cantieri avevano ripiene contenute da muri in pietra a secco, che purtroppo
sono stati in parte smantellati, probabilmente già dagli ultimi minatori
(XVIII-XIX secolo), più di recente per ricerca di minerali da collezione o
per maldestri tentativi di disostruzione. La
suola è rivestita da detrito fine, tranne nelle vicinanze delle ripiene
abbattute, dove è ricoperta da detriti grossolani decimetrici o
ultradecimetrici. Alcune
piccole nicchie scavate nei paramenti a una certa altezza da terra potevano
ospitare lucerne. Sono presenti marche e iscrizioni. Stimmate
e solchi di strumenti manuali in acciaio visibili sui paramenti indicano che
l’estrazione è quasi del tutto anteriore al XVII secolo, epoca nella quale si
afferma l’uso della polvere pririca, con conseguente realizzazione di fori da
mina, che al Rugèt sono invece molto sporadici e vanno riferiti ai tentativi
di ripresa sette-ottocenteschi. L’insieme
dei dati storici e archeologici permette comunque di precisare che la maggior
parte dei lavori estrattivi si è svolta prima della fine del XIII secolo,
forse già prima del 1000. ▼
Miniera del Rugèt a Gravere (sommario della guida e dati per ordinarla
all’editore) ►
la miniera (pannello didattico) ►
i dintorni della miniera (pannello didattico) ▼
Miniera del Rugèt e dintorni. La miniera (pieghevole) |
Galleria in direzione a fondo cieco con
finestrella al livello della suola, comunicante con un’altra galleria. Iscrizione «AP» sul paramento del
traverso-banco d’ingresso. |
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