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MINIERA
DEL RUGÈT E DINTORNI (GRAVERE, TO) |
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PROGRAMMA
DI RICERCA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO |
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Alcuni documenti storici Negli
anni 1299-1302, i Conti della Castellania di Susa, Bussoleno,
Avigliana registrano una piccola
imposta straordinaria pagata da un certo Colombetto Muratore per il rinvenimento
di una miniera presso Orcherie, località che secondo altri documenti
si troverebbe a Gravere presso il territorio di Gorretum. Goretto/Gorei
è ancora oggi una regione non distante dalla miniera, sui due lati della
odierna strada da Refornetto (sede comunale) ad Armona, a cavallo del Colle
di Montabone. Dai
medesimi documenti si desume che Colombetto
Muratore, identificabile con un Columbus
murator attivo a Susa nel 1294, era un imprenditore dai molteplici
interessi che aveva anche l’appalto della torchiatura dell’uva nella zona tra
Gravere e Meana. In
un altro rotolo dei Conti relativo
al 1300-1302 sono annotate uscite abbastanza cospicue sostenute per
rimborsare spese di trasferta ad alcuni minatori di Firenze incaricati di
cercare miniere in val di Susa e a un certo Bellinus, incaricato di aiutarli nelle ricerche. Bellinus è identificabile con
l’omonimo lapicida e perito edilizio, conoscente di Columbus murator, che opera a Susa tra 1294 e 1302. Non è tuttavia certo che questi documenti
riguardino specificamente la miniera del Rugèt e non altre miniere della
valle. Per
trovare la prima menzione scritta certa di attività estrattive nella miniera
del Rugèt occorre arrivare agli anni 1589-1590,
quando un Registro delle miniere consegnate elenca «La minera
de Largentera a presso de Susa», specificando che produce piombo, rame,
argento e oro e aggiungendo indicazioni sui tenori dei varii metalli
ricavabili. Più ricco di informazioni è il periodo 1742-1753. Nel 1742, «L’Argentiera»
sulla «Montagna del Reggetto» compare in una Carta Topografica In Misura in scala 1:9450 redatta a fini
militari. Al
1743 risale la Concessione a Bartolomeo
Bertorello, Giacomo Didier e Bernardino Brajda per potere coltivare la
miniera nella montagna del Roggietto, comune di Gravere. Vi si
legge che la miniera è stata ritrovata nel 1742 o poco prima, dopo lungo
oblio, e che su di un campione di minerale è stato eseguito un esperimento di
assaggio che ha rivelato una presenza di piombo consistente, anche se
inferiore a quella di altri giacimenti coltivati in quegli anni in Piemonte, con
un tenore di rame e argento impoverito, probabilmente per esaurimento dovuto
al precedente sfruttamento medievale. |
Conti delle
castellanie di Susa, Bussoleno, Avigliana, 1300-1302 (Archivio di Stato di
Torino). Registro delle miniere consegnate, 1589 (Archivio di Stato di Torino). |
I supplicanti richiedono il permesso esclusivo di
escavare, fondere, purgare e separare il minerale e di essere esentati per
alcuni anni dal corrispondere la parte dovuta per legge alle Regie Finanze,
in considerazione delle spese di avviamento. Poiché il terreno in cui si
trova il giacimento appartiene alla comunità di Gravere, essi si sono
premurati di ottenere dal consiglio comunale la rinuncia a coltivare in
proprio la miniera. La Regia Camera dei Conti esprime parere favorevole allo
sfruttamento, ma non concede esenzioni. Nel 1752 la miniera «nominata il Rogetto» è visitata da Pietro de Mattaglij e
Pietro Baudino su ordine dell’intendente di Susa Antonio Bongino. La Relazione da essi sottoscritta
conferma che Bernardino Brajda e soci vi hanno operato per una dozzina di
anni, senza che le Regie Finanze ne abbiano ricavato alcun provento,
nonostante la presenza di vene mineralizzate apparentemente produttive,
benché frammentate; sono indicate due aree estrattive distinte: «Capucino» e
«St Antonio». Stranamente,
un testo del 1753 attribuibile allo stesso Bongino, il Ragionamento generale sovra la provincia di Susa, non recepisce
il parere di Mattaglij e Baudino, ma esprime dubbi sulla natura del minerale
estratto «nella regione detta il Roggetto» e sull’entità dello sviluppo
sotterraneo; è anche il primo a citare la tradizione per cui la miniera
sarebbe stata sfruttata dagli antichi romani: la scarsa considerazione per questo
giacimento deve essersi trasmessa a Spirito Benedetto Nicolis di Robilant, ispettore
generale delle miniere sabaude dal 1752 al 1770, che nel 1786, riassumendo le
sue lunghe esperienze sul campo, non menziona Gravere, se non,
collettivamente, tra le presunte «argentières»
dei dintorni di Susa, che in realtà mostrerebbero solo indizi di rame. Nel
1772 si completa la Carta topografica
in misura della valle di Susa, e di quelle di Cezane, e Bardonneche, in
scala 1:9456, i cui rilievi nella zona di Gravere risalivano al 1765:
nonostante le analogie con la carta militare del 1742, sulla «Montagna del
Regetto» il toponimo «L’Argentiera» è scomparso, forse a causa della perdita
di significato economico del sito. ▼
Miniera del Rugèt a Gravere (sommario della guida e dati per ordinarla
all’editore) ►
la miniera (pannello didattico) ►
i dintorni della miniera (pannello didattico) ▼
Miniera del Rugèt e dintorni. La miniera (pieghevole) |
Carta
Topografica In Misura De i Tre Forti Di Fenestrelle, La Brunetta, ed Exilles,
1742 (Istituto Geografico Militare di Firenze). Concessione a Bartolomeo Bertorello,
Giacomo Didier e Bernardino Brajda, 1743 (Archivio
di Stato di Torino). |
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